GALIL
SAR WSA Custom
di:
Fabrizio Bucciarelli
E
proprio vero: quando ci si innamora
non si capisce più nulla.
E se valutiamo questo concetto
nel contesto della malata
passione armiera nei confronti
delle armi dassalto che
hanno fatto la Storia di eserciti
e battaglie allora la cosa è
ancor più preoccupante.
Ma al sottoscritto una delle
passioni non veniva certo ricambiata:
il Galil nelle sue varie bellissime
versioni nei rispettivi calibri
non è da molto tempo
importato i Italia e i rarissimi
modelli, costosi oltre le mie
umane possibilità, sono
gelosamente custoditi da altrettanti
innamoratissimi proprietari
fortunati. Anche a riguardo
le possibili repliche disattivate
il discorso era lo stesso: rarissime
e costose.
Lunica speranza era lalternativa
che mi poteva offrire la mia
vecchia e altrettanto virulenta
passione per il Soft Air e cioè
i giochi di simulazione bellica
ma anche questa piuttosto nebulosa
visto che i modelli, a gas,
erano usciti dalla catena di
produzione e vendita da parecchi
anni. Il Galil in cal. 5,56
e 7,62 mm, fin dalla sua apparizione
veniva immediatamente sottoposto
non tanto a sterili e spesso
inattendibili test da poligono
bensì alla durissima
realtà bellica ( Yom
Kippur 1973) che vedeva
lo Stato ebraico circondanto
da centinaia di milioni di arabi
ostili cui avevano mosso guerra
numerose volte dalla proclamazione
dindipendenza del 1948.
Larsenale israeliano era,
in effetti, una caotico guazzabuglio
di armi e calibri totalmente
diversi provenienti da tempi
e paesi differenti: surplus
di armamenti tedeschi e italiani
della Seconda Guerra Mondiale,
tra cui le amatissime Beretta,
fucili e mitragliette da paesi
del Patto di Varsavia, M-16
e M- 60 dagli USA.
Gli addetti alle armerie e al
munizionamento dovevano impazzire
di fronte alla richiesta di
proiettili di ogni calibro tenendo
anche conto della spesso drastica
carenza di pezzi di ricambio
che rendeva il tutto di un costo
e di una complessità
immensa anche tenendo conto
che poneva il dubbio della possibile
discontinuità dei rifornimenti
a causa degli embarghi di guerra
o di un velato o plateale mutamento
politico di nazioni che fino
a poco prima erano ritenute
amiche. Occorreva un sistema
darma di facile realizzazione,
con un munizionamento facilmente
reperibile, a basso costo, robusto,
intelligence e semplice ma soprattutto
di produzione nazionale. Nasceva
così il Galil. Ideato
da Israel Galili e realizzato
dalla I.M.I. (Israeli Military
Industries) era in parte mutuato
dal Kalashnikov di cui ne riprendeva
le parti meccaniche e la linea
base migliorandone però
le caratteristiche sia costruttive
che lineari: un arma dassalto
moderna ed efficiente che non
si inceppava nonostante la presenza
di sabbia nelle aree di scontro
e che divenne famosa per un
apribottiglie
e lattine incorporato che impediva
la brutta abitudine dei soldati
di utilizzare parti delle proprie
armi allo scopo. Caratteristiche
dellarma vera che vennero
mantenute da alcune aziende
nipponiche produttrici di ASG
( Air Sof Gun) quali la Falcon
Toys Company che nei primi anni
90 realizzò una
splendida serie di armi lunghe
a gas quali la serie MP5 a gas,
lAK 47 Blowback e il Galil
sia nella versione ARM che SAR.
Ma, passati i tempi avventurosi
dove il Soft Air stava ancora
cercando una propria dimensione,
lavvento del monopolio
Marui ha in positivo e negativo
eliminato quella spesso gradevole
creatività delle piccole
e medie aziende del settore
e piccole perle quali quelle
prodotte fino a quel momento
divennero monopolio di pochi
fortunati possessori e laboratori
artigianali particolarmente
capaci e
fortunati. Così
come i loro clienti, me compreso.
E stato girovagando per
i siti Internet dedicati al
Soft Air che ho scoperto che
un Galil era ancora possibile
acquistarlo in versione custom
presso alcuni negozi che avevano
a disposizione le preziose doti
di capaci tecnici specializzati
e la Wanted Soft Air (www.wantedsoftair.com)
era quella che al momento mi
offriva le maggiori garanzie
di competenza e affidabilità.
Questa ditta romana capitanata
da Marco Garofalo, da tempo
presente sulla piazza, opera
sia nellambito della distribuzione
in esclusiva di armi Soft Air,
sia sulla customizzazione delle
stesse, sia in ambito militare
vero e proprio con realizzazione
e vendita di materiali ed equipaggiamenti
ultimo dei quali sono stivaletti
da combattimento di elevata
qualità prodotti da Crispi
su loro disegno e specifica.
Ma torniamo al Mitico
Galil Sar W.S.A
. Non si
tratta, ovviamente, di un ASG
di produzione industriale né
di un limitato lotto numerato
bensì di un esemplare
tra i pochi ancora disponibili
in Italia che ne fa, assieme
a un esiguo numero di fortunati
possessori, un esempio di ciò
che potrebbero realizzare le
varie Marui, ICS o Classic Army
una volta passata la sbornia
di Colt M-4. Dopo aver preso
nota della serietà e
competenza dellAzienda
in questione e la disponibilità
dellASG scattava quindi
lordine. Dopo un periodo
sopportabile di attesa il pacco
giunge un sabato mattina che,
come al solito, mi vedeva alla
scrivania intento a battere
tasti su tasti del mio logoro
PC nella realizzazione di pezzi
giornalistici e rapporti vari:
solitamente, e soprattutto dallestero,
mi giungono campioni di materiali
militari e Soft Air ma quando
il corriere mi ha detto che
il voluminoso pacco giungeva
da Roma ho avuto letteralmente
un tuffo al cuore di ultra quarantenne
vecchio ancora capace di emozionarsi
come un softgunner alle prime
armi. Con violenza ho eliminato
chilometri di nastro adesivo
e, giunto all involucro
di cartone vero e proprio, lho
aprto. Dinanzi a me qualcosa
era stato ulteriormente imballato
con generose metrature di sottili
fogli di polistirolo compresso
che ho subito iniziato a svolgere
con la grazie di Kim Basinger
in Nove Settimane e Rotti. Saldamente
fermato da vari pezzi sagomati
di gomma piuma il Galil SAR
di colore nero opaco era dinanzi
a me e, nella mia mente, stavo
rivolgendo preghiere in tibetano
ai tecnici della Wanted Soft
Air come fossero divinità
discese dal cielo. LASG
denominato Galil FM WSA è
realizzato, a quanto mi sembra
di capire, sul corpo di un Galil
a mio avviso prodotto dalla
già citata Falcon Toys
ed acquistato dai titolari della
W.S.A. durante uno dei loro
frequenti pellegrinaggi in Sud
est Asia e finito di produrre
nel lontano 1994. Le parti in
materiale plastico sono quelle
originali così come il
calcio ribaltabile mentre le
altre in metallo sono state
realizzate ex novo al tornio
e il senso di robustezza e di
affidabilità emerge fin
dalla prima volta che larma
viene imbracciata: nessun movimento
anomalo tra canna e corpo come
in quasi tutti i modelli standard
della serie Colt, nessuna problematica
rilevante nel calcio come nella
serie AK 47 e, insomma, una
globale stabilità abbinata
ad un peso rilevante ma certo
non fastidioso. La parte meccanica,
così come il guscio,
è quella dellAK
47 Marui composto da un gearbox
di tipo 3 proprio e tipico della
serie Marui e le problematiche
maggiori, stando al resoconto
che mi è stato fatto
dal titolare della W.S.A. sono
state rappresentate dall'adattare
l'impugnatura del galil sul
guscio esterno dell'AK e per
introdurvi il motore, e per
fissare il calcio a stampella
al guscio tramite una basetta
di resina sintetica. LHop
Up si regola, come nel Kalashnikov,
facendo arretrare lasta
di armamento del Galil e risulta
assolutamente comodo nonostante
questi, come in molti altri
modelli, non rimanga arretrato
come invece nellarma vera.
Utilizzando una batteria standar
Marui serie AK e sparando a
colpo singolo sono ovviamente
indotto a regolarlo al meglio
e il tiro risulta piacevole
e preciso; lo stesso posizionando
il selettore sulla raffica che
risulta comunque simile a quella
dei normali modelli AK Marui.
In campo, durante una delle
mie partite domenicali dove
svolgo la parte OPFOR ( Opposite
Forces), conferma la sensazione
di solidità e affidabilità
che dovevano provare i soldati
di Israele quando lo vedevano
funzionare sia tra le nevi del
Monte Hermon sia tra le sabbie
ventose del deserto, bagnato
dalle acque e dai fanghi dei
fiumi che li dividevano dallAfrica
egiziana o immerso in aride
atmosfere urbane dei villaggi
o delle città in direzione
del Cairo o di Damasco durante
la terribile offensiva della
Guerra di Yom Kippur del 1973.
Duro e incazzato, scevro dalle
modernità spesso inutili
quando non dannose che stanno
uniformando il mondo delle ASG,
il Galil sopporta senza nessun
problema stress che ammaccherebbero
qualsiasi altra arma: il calcio
ripiegato non disturba minimamente
e rende agevolissimo il tiro
ravvicinato sia in movimento
urban che nellintrico
dei boschi; quando è
aperto il gioco con il corpo
dellarma semplicemente
è assente ed è
robusto al punto da servirmi
come apripista in
un paio di sentieri particolarmente
intricati. Il tiro è
gradevole ma immancabilmente
datato così
come deve essere: il motore
del buon vecchio AK Marui ad
albero corto non permette cadenze
marcate ma tantè:
lEG 700 risulta inalterabile
e indistruttibile così
come il guscio che lo contiene
e protegge. Un eventuale bipede,
grazie alla particolare stabilità
dellarma e dei caricatori
da AK Spetnaz da 250 colpi,
lo trasformerebbe tranquillamente
in un ottimo e letale ( si fa
per dire
) strumento nelle
mani di un buon sniper. Insomma
un ASG, custom quanto si vuole,
ma robusta ed efficiente nonché
assolutamente affascinante che
spero faccia la fine
dell M-14 che, realizzato
in pochi esemplari de una nota
azienda artigianale di Hong
Kong, verrà presto realizzato
a livello industriale dalla
Marui, ICS o Classic Army. Nessun
appassionato Sayeret ( le Special
Forces di Israele) del Soft
Air dovrà farsela mancare.
E io, anomalo e vecchio softgunner,
ho allattivo infinite
azioni di L.U.R.P. (Long Range
Reconeissance patron) e copertura
varia soprattutto con laltrettanto
vecchio AL dei Predatori di
Modena che ha visto in tante
occasioni come tratto la mia
ASG. Parola di scout! Morale?
Terrò il mio M4 Marui
come arma di scorta ma dora
in avanti questo Galil diverrà
parte integrante e assoluto
del mio Soft Air.